Meglio il morso di un Ramarro che il bacio di un Tamarro

Oggi mi sono ispirata al quadro del grande Caravaggio Ragazzo morso da un ramarro. La bellezza di quest’opera mi ha fatto riflettere su chi è indifferente a certi capolavori.
Caravaggio, Ragazzo morso da un ramarro.
Michelangelo Merisi detto Caravaggio (1571-1610) è uno dei pittori italiani più talentuosi e noti di tutti i tempi. Tra le sue opere più famose si annoverano Fanciullo con canestro di frutta, Bacco, Riposo dalla fuga in Egitto e ovviamente Ragazzo morso da un ramarro. Quest’opera – di cui esistono due versioni – si inserisce tra quei dipinti che colgono il soggetto in momenti di vita quotidiana, non senza alludere ad altro. Il morso del ramarro è una metafora del dolore che può cogliere all’improvviso, nascosto dietro l’angolo, magari proprio quando si ama, ma non solo. E come non amare questo dipinto? Innamorata del tratto realistico, dei colori modulati al punto da essere più veri del reale, ho deciso di ispirarmi a questo quadro: ho messo tra i capelli un fiore chiaro e ho indossato una maglia bianca H&M con tanti ramarri, che forse sono gechi, ma…shhh! Poi ho completato il look con un cappello Hard Rock Cafe Barcellona, con una gonna plissettata in ecopelle Terranova e degli stivali di pelle neri.
Sembra impossibile non restare affascinati da alcuni capolavori. Impossibile, o quasi, perché senza dubbio qualcuno indifferente a certe opere c’è. Sicuramente si entusiasmerà per altre cose di tutto rispetto, però non posso negare che…per me è meglio il morso di un ramarro che il bacio di un tamarro.
Meglio pensare all’arte che stare con chi non la apprezza! Meglio incantarsi davanti ad un quadro come Ragazzo morso da un ramarro che esser baciati da chi quel quadro non lo ama. Per tamarro, come avrete capito, non alludo al look – non giudico quello degli altri. Mi riferisco piuttosto a chi è incapace di apprezzare i capolavori artistici come quello a cui mi sono ispirata oggi. È vero, non siamo tutti uguali, non tutti possiamo amare le stesse cose, ma ciò non toglie che nelle relazioni umane sia importante intendersi.
Spesso non si ha bisogno del letterato che abbia interessi identici ai nostri, non è necessario che davanti al quadro Ragazzo morso dal ramarro, una persona ci spieghi tutta la sua storia e quella di Caravaggio come il migliore dei critici. Personalmente, però, quello che a me interessa è vedere nell’altro il mio stesso stupore, la mia stessa ammirazione, il mio stesso incantamento davanti alle opere d’arte. Magari poi nella vita quotidiana non gliene importa molto di Caravaggio, ma almeno in quell’istante non è rimasto indifferente. Non voglio che qualcuno ami le mie stesse cose, ma almeno che abbia la predisposizione a comprenderle. Perché? Perché se non si è sulla stessa lunghezza d’onda si finisce per dire quello che Roberto Vecchioni canta nella splendida canzone L’ultimo spettacolo (che è un vero spettacolo, ascoltatela!):
Ma tu non mi parlavi
e le mie idee come ramarri
ritiravano la testa
dentro il muro quando è tardi
perché è freddo, perché è scuro…
e mille solitudini
e i buchi per nascondersi…
Non essere sulla stessa lunghezza d’onda per me significa, in poche parole, non avere la stessa sensibilità. È questo ciò che porta alle incomprensioni, all’indietreggiare delle proprie idee come ramarri, alla solitudine pur essendo in due, alla volontà di nascondersi in se stessi, al silenzio.
Certo, tra le massime espressioni di intesa vi è il silenzio, ma quello profondo è il seguito di un dialogo precedente altrettanto profondo. Solo quando ci si conosce bene si è così in sintonia da poter parlare poco in alcuni istanti o perfino tacere. Ma quei momenti devono fondarsi su altri, precedenti, in cui si è parlato e condiviso tanto.
Non accontentiamoci di chi non ci capisce. Sbuchiamo dal nostro muro solo quando riconosciamo un nostro simile. Se non ha la nostra stessa sensibilità e visione delle cose, non perdiamo tempo con un tamarro: contempliamo il Ragazzo morso da un ramarro.
Un saluto da Rossella.