Il cappotto – Da quello di Nikolaj Gogol’ al mio

Il cappotto – Da quello di Nikolaj Gogol’ al mio

Oggi vi parlo di Nikolaj Gogol’ e di un capo d’abbigliamento, amato da uomini e donne, indispensabile per affrontare i mesi più freddi: il cappotto. Nell’opera Il cappotto, lo scrittore russo ha illustrato bene come a volte un soprabito possa essere molto di più di un semplice indumento.

La scoperta di Nikolaj Gogol’

 

Com’è avvenuto il mio avvicinamento allo scrittore russo Nikolaj Vasil’evič Gogol’? Semplice, ascoltando i Gogol Bordello! Da anni apprezzo questo gruppo gipsy punk il cui frontman è di origini ucraine e proprio grazie alla musica originale di questa band ho deciso di saperne di più su Nikolaj Gogol’, l’autore ucraino che ne ha ispirato il nome. Nato nel 1809, Nikolaj Gogol’ è considerato uno dei più grandi scrittori e drammaturghi russi, capace di indagare l’animo umano e di narrarlo attraverso uno stile ironico e grottesco. Gogol’ è autore di Taras Bul’ba, de L’ispettore generale, del romanzo Le anime morte – che è nella mia libreria pronto per essere letto! – e dei famosi Racconti di Pietroburgo, tra i quali Il naso, Il ritratto e Il cappotto. Fëdor Dostoevskij ammetterà che “Siamo tutti usciti dal Cappotto di Gogol’”, dunque, conosciamo quest’opera tanto geniale quanto breve.

 

Look cappotto azzurro cappello nero

 

Il cappotto di Nikolaj Gogol

 

Un’amante della moda come me poteva non essere incuriosita da un’opera intitolata Il Cappotto? Questa racconta la triste storia  di Akakij Akakievič, un impiegato povero che aveva un solo desiderio: avere un nuovo cappotto. Quello che aveva, infatti, era ormai troppo logoro e i colleghi “lo avevano perfino privato del nobile nome di cappotto, e lo chiamavano gabbano”, scrive Gogol’. Così, consapevole di non avere la somma necessaria per acquistarlo, Akakievič decise di fare enormi sacrifici per diversi mesi:

di abolire l’uso de tè, alla sera, non accendere, alla sera, la candela […]; per strada, camminare con la maggior leggerezza possibile, e la maggior cautela, sopra le lastre e i ciottoli, quasi in punta di piedi, per non consumare troppo presto le suole; dare la biancheria alla lavandaia quanto più possibilmente di rado e, per non consumarla, ogni volta, tornato a casa, levarsela di dosso, e restare solo in veste da camera.

I sacrifici furono ripagati e, dopo alcuni mesi, Akakievič si fece confezionare un bellissimo cappotto dal sarto Petrovič. Tutti in ufficio si congratularono con Akakievič, che “dapprima sorrise, ma poi finì col provarne quasi vergogna”. Un collega organizzò una festa in suo onore  a casa sua la sera stessa e lui partecipò. Di ritorno dalla festa, però, LA TRAGEDIA: Akakievič fu aggredito da malintenzionati che…GLI RUBARONO IL CAPPOTTO.

Disperato, i giorni successivi, privo di cappotto nuovo e con un freddo gelido, andò dal questore, che non lo aiutò, e poi si rivolse ad un pezzo grosso che lo bistrattò fino a farlo sentire male. Akakievič, scoraggiato e maltrattato, tornò a casa attraversando una gelida tormenta. In poco tempo, a causa dei rimproveri subiti e del maltempo, ebbe un forte mal di gola, poi la febbre e, delirando, morì.

Se credete che la storia del povero Akakij Akakievič sia finita vi sbagliate, perché egli pensò bene di ricomparire come fantasma e andar vagando nei pressi del ponte Kalinkin di Pietroburgo per strappare i cappotti dei passanti. Lo fece anche con il pezzo grosso, che si spaventò terribilmente. Forse per questo, infine, Akakij Akakievič, soddisfatto per aver terrorizzato uno dei principali colpevoli della sua morte, non si fece più vedere né da vivo né da morto.

Il cappotto di Nikolaj Gogol’ ci insegna che a volte un soprabito non è solo qualcosa di puramente estetico: è funzionale, perché indispensabile per non ammalarsi nei mesi più freddi, è simbolo di eleganza e classe – oggi, per fortuna, non necessariamente sociale come nell’Ottocento.

Il mio cappotto celeste

 

Il cappotto che ho indossato per parlarvi di Nikolaj Gogol’ è un soprabito aNYcase color carta da zucchero, tonalità che amo particolarmente. L’ho indossato per passeggiare nel centro storico di Lecce abbinandolo con cappello, sciarpa e stivali neri, occhiali da vista Furla e una borsetta bianca e nera Terranova.

 

Look cappotto carta da zucchero

 

Sperando di avervi deliziato con Il cappotto di Gogol’, vi consiglio, dopo averlo letto, di indossarne uno caldo e di fare una piacevole passeggiata nella vostra città come ho fatto io.

Un saluto da Rossella.

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