A mo’ di Modì…tutti amano Paris!
Oggi mi ispiro a un quadro di Amedeo Modigliani e parlo di Parigi, città d’adozione del pittore amata molto anche dal poeta Giorgio Caproni e da me.
Amedeo Modigliani, Donna in nero.
Non c’è persona, appassionata d’arte o meno, che non riconosca subito il tratto di Modigliani detto Dedo o Modì. Amedeo Modigliani nasce a Livorno nel 1884, ma come spesso capita anche a noi (a ragione o a torto), sente che la sua città è un’altra: Parigi. Modigliani ha 22 anni quando la capitale francese diventa la sua dimora prescelta. Affitta uno studio a Montmartre, quartiere nel quale in quegli anni si aggiravano personaggi del calibro di Picasso e Utrillo. Alcuni anni dopo si trasferisce a Montparnasse, raggiunto da Picasso, Matisse e da grandi artisti che daranno vita alla cosiddetta “Scuola di Parigi”: Van Dongen, Chagall, Soutine, Kisling. Influenzato da Brâncusi e Cézanne, per un periodo si dedica alla scultura, ispirato anche dall’arte primitiva e dall’arte egiziana.
Conoscendo, stimando e studiando altri artisti giunge ad uno stile definito, realizzando opere che da sempre affascinano per l’eleganza dei lunghi colli e dei sinuosi nudi femminili. Ci vuole uno sguardo aguzzo per arrivare a una propria identità visiva costituita da soggetti spesso “privi di sguardo”, ma capaci di riflettere l’anima delle persone ritratte.
Per ispirarmi al quadro di Modì Donna in nero ho indossato un vestito nero List con scollo a barca, maniche svasate e bordi decorati da fiori ton sur ton. Ho completato il look con stivali neri di ecopelle, con un cappotto Vero Moda e con una borsa Parfois. Ho i capelli lisci perché “Parigi val bene una messa” in piega!
Grazie a Maria Antonietta Cardea e a Daniele Scarponi dello studio fotografico Il Cinquantino Lab per le bellissime foto, scattate a Roma tempo fa, quando Moda in Cornice ancora era solo un’idea.
Impossibile non amare Parigi e il fermento culturale che la contraddistingue da sempre. Io ho visitato Parigi più volte e ne sono rimasta affascinata. Sarà per le Ninfee di Monet nell’Orangerie che mi rimandano alla descrizione di Baricco nel libro City, per l’Olympia di Manet nel Museo d’Orsay, per l’imponente Torre Eiffel o per le crêpes jambon et fromage che per me sono già arte, ma…anche io adoro Parigi. C’è chi nasce con la camicia, io sono nata con il basco francese in testa, che infatti ho quasi di ogni colore. Parigi è una città che ti fa sentire nel posto giusto, soprattutto se sei un artista (o ti senti tale). Forse per questo non ho mai visto tanta gente come nella sua metropolitana e forse proprio per questo mi piace, avendo un debole per i mezzi pubblici e per il loro tipico brulicare di persone e vite. L’unione di bellezza e caos rende questa città speciale, tanto che “aggiungi due lettere a Paris, ed è il paradis”, dice Jules Renard.
Quando penso alla capitale francese e a chi la ama, mi vengono in mente i versi di Giorgio Caproni:
Modigliani e Caproni sono accomunati dall’amore per Parigi e dal fatto di essere nati entrambi a Livorno, ma tra loro vi è una sostanziale differenza: Caproni vide per la prima volta Parigi a quasi 70 anni. Nel Giugno del 1978 si recò a Parigi con la figlia, invitato a leggere i propri versi al Centro nazionale d’arte e di cultura Georges Pompidou, e vi restò per soli dieci giorni. Giorni che, tuttavia, bastarono a fargli scrivere questi deliziosi versi, che Caproni definisce “appunti, o piccole sottopoesie” pubblicati per “semplice necessità sentimentale e mnemonica”.
Per gli scrittori è così, il sentimento e la volontà di non dimenticare – il vissuto o il pensiero – sono il reale motivo per cui scrivono. E Caproni mi piace per questo suo slancio sentimentale verso una città che in fondo non conosceva bene, che testimonia come ci si possa innamorare ad ogni età e come spesso il tempo non conti per infatuarsi di qualcosa o qualcuno.
A volte si può vivere in un luogo per anni e non sentirlo come la propria casa, altre volte bastano pochi istanti per amare una città…un po’ come avviene con le persone!
Saluti da Rossella.
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