Dialogo della Moda e della Morte – Giacomo Leopardi

Dialogo della Moda e della Morte – Giacomo Leopardi

Dialogo della Moda e della Morte è uno dei componimenti di Giacomo Leopardi che ogni amante della moda dovrebbe leggere. Il testo è arguto e molto ironico e illustra la concezione che Leopardi aveva della moda del tempo. 

Operette morali di Giacomo Leopardi

Avete mai letto le Operette Morali di Giacomo Leopardi? Si tratta di una raccolta di novelle e dialoghi filosofici scritti tra il 1824 e il 1832. Le Operette sono redatte in un italiano ottocentesco che non è senza dubbio di facile lettura, ma il loro contenuto è così stimolante che vale davvero la pena conoscerle.

Dialogo della Moda e della Morte

Dialogo della Moda e della Morte è un’opera interessante perché pone in diretto confronto dialogico la Moda da noi tanto amata e la Morte. Perché questa associazione apparentemente azzardata? Perché la signora Moda è fermamente convinta di essere sorella della Morte:

Moda. Io sono la Moda, tua sorella.

Morte. Mia sorella?

Moda. Sì: non ti ricordi che tutte e due siamo nate dalla Caducità?

Morte. Che m’ho a ricordare io che sono nemica capitale della memoria.

Moda. Ma io me ne ricordo bene; e so che l’una e l’altra tiriamo parimente a disfare e a rimutare di continuo le cose di quaggiù, benché tu vadi a questo effetto per una strada e io per un’altra.

Nel Dialogo della Moda e della Morte la signora Moda sostiene che, sebbene attraverso vie differenti, la morte e la moda convergano verso uno stesso obiettivo. Moda e morte rinnovano continuamente il mondo, la morte minando direttamente la vita delle persone, la moda modificando elementi specifici come barbe, capelli o abiti. La moda si avvale di pratiche e abitudini dolorose che gli uomini e le donne si infliggono autonomamente per raggiungere la bellezza ideale. Giacomo Leopardi scrive:

Moda. (…) io non sono però mancata e non manco di fare parecchi giuochi da paragonare ai tuoi, come verbigrazia sforacchiare quando orecchi, quando labbra e nasi, e stracciarli colle bazzecole che io v’appicco per li fori; abbruciacchiare le carni degli uomini con istampe roventi che io fo che essi v’improntino per bellezza; sformare le teste dei bambini con fasciature e altri ingegni, mettendo per costume che tutti gli uomini del paese abbiano a portare il capo di una figura, come ho fatto in America e in Asia; storpiare la gente colle calzature snelle; chiuderle il fiato e fare che gli occhi le scoppino dalla strettura dei bustini; e cento altre cose di questo andare.

Nel Dialogo della Moda e della Morte Giacomo Leopardi allude a piercing, tatuaggi, cappelli, calzature belle ma scomode, corpetti molto stretti. Il dialogo rivela così una grande attenzione da parte di un letterato come Leopardi al mondo del costume e ci illustra un poeta attento ai comportamenti umani. Il dialogo, scritto in modo ironico, è di grande attualità e instaura un parallelo eccessivo tra moda e morte, tale che, secondo lo scritto di Leopardi, grazie alla moda gli uomini non ambirebbero più all’immortalità. Aulico e sarcastico, Il dialogo della Moda e della Morte altro non è che un’esplicitazione ed esagerazione del detto “chi bella vuole apparire, un po’ deve soffrire”.

L’iperbole leopardiana è ben strutturata: da un lato sottolinea delle verità, dall’altro le enfatizza eccessivamente, perché a volte solo l’eccesso riesce a mettere in evidenza delle realtà.

La Moda oggi è Vita

Probabilmente Giacomo Leopardi mette in luce un aspetto tipico della società del suo tempo: la tendenza a rispettare i dettami della moda come un ipse dixit. Attualmente, per fortuna, la moda è diventata libera e anche comoda (per chi lo vuole): è vita. Si può essere belli e sensuali anche senza sottoporsi a “pratiche dolorose”, pratiche che, d’altronde, con il passare degli anni e grazie al progresso effettivamente non sono più dolorose.

Oggigiorno i modelli non sono unici né impositivi, così chiunque scelga di “soffrire” un po’ per indossare un vestito attillato o di patire leggermente il freddo pur di mettere un capo d’abbigliamento leggero ha semplicemente scelto di manifestare la propria libertà e il proprio stile in quel modo.

Un saluto da Rossella

 

4 pensieri su “Dialogo della Moda e della Morte – Giacomo Leopardi

  1. Vorrei cortesemente sapere titolo e autore e luogo di conservazione del ‘quadro pareidolìa’ avanti riprodotto.
    Grazie. Attendo un cortese riscontro.

    1. Salve, il quadro si intitola “All Is Vanity” ed è del pittore statunitense Charles Allan Gilbert. Non conosco il luogo di conservazione purtroppo.

  2. Buongiorno Rossella,
    mi permetto, in punta di piedi, di dissentire dall’affermazione “moda libera e comoda”, in quanto ritengo quest’ultima uno dei parametri più evidenti dell’irreggimentamento della gente. Come spiegare, altrimenti, schiere di umani con anfibi o vacheros agostani oppure scollature vertiginose e jeans perforati sulle nevi? Fortunatamente quei corsetti sadomaso che riuscivano a trasformare enormi lombi in sottili girovita non esistono più, ma evidenti storture estetiche ed ergonomiche vengono assimilate dai più senza badare, appunto, alla comodità e all’esercizio del libero pensiero.
    Buona giornata,
    Antonio.

    1. Buon pomeriggio Antonio, grazie per il tuo commento. Senza dubbio non tutti i capi di abbigliamento oggi sono effettivamente confortevoli, però credo che attualmente la moda sia libera: ognuno può decidere liberamente di indossare abiti comodi o meno 🙂

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