Caffè in tazza artistica con Emil Cioran e la Peppina

Caffè in tazza artistica con Emil Cioran e la Peppina

Oggi vi parlo di una bevanda che amo, il caffè, e lo faccio con l’aiuto di due persone: un grande filosofo nato in questo giorno, Emil Cioran, e la famosa Peppina del caffè.

 

Sono tante le bevande diffuse in tutto il mondo che ci piace bere per fare un break e rilassarsi, il tè e le tisane di ogni sorta sono ormai immancabili nella dispensa di casa e in ogni bar, ma è la pausa caffè quella più gettonata. Il caffè, una bevanda scura dall’aroma inconfondibile, per i veri coffee addicted è ciò che scandisce i ritmi della giornata: non si fa una pausa caffè tra un’attività e l’altra, ma si svolgono varie attività tra un caffè e l’altro. Io personalmente, anche se preferirei berne di più, non vado oltre i 3 caffè al giorno, ma quelli sono i punti cardine della giornata e non nascondo che a volte mi addormento felice all’idea di svegliarmi e bere un buon caffè.

Visto che anche l’occhio vuole la sua parte, se si beve in una tazzina di design la pausa diventa davvero un momento di piacere. Io adoro il mio set di tazzine in ceramica Collezione Casa come quella che vedete nella foto e, poiché ho un cappello verde Koan molto simile a quello del volto disegnato, ho pensato di mettere un rossetto rosso e ispirarmi proprio alla tazza di caffè. Poi ho completato il look con una collana di perle a tre giri, una maglia nera, un cardigan grigio Terranova e dei leggings effetto pied de poul.

 

cappello verde

 

Oggi 8 Aprile per me è un giorno particolarmente importante, perché nel 1911 è nato un filosofo rumeno geniale che amo molto, Emil Cioran. Non potevo non menzionarlo e soprattutto non potevo, in un articolo dedicato al caffè, non condividere un suo pensiero tratto da Confessioni e anatemi che sintetizza l’atteggiamento che ognuno di noi ha verso ciò che ama e spesso proprio verso il caffè.

 

emil-cioran-caffè

 

Ebbene sì, per gli amanti del caffè si potrebbe anche rinunciare alla felicità pur di non smettere di berlo, forse perché…è la stessa mania di bere il caffè la felicità suprema? Berlo è un rito, ma uno di quei riti semplici, che uniscono l’utile al dilettevole, perché oltre ad essere buono è anche veloce da bere – mi riferisco al classico espresso. Per quanto riguarda il gusto, però, da sempre vi è una questione aperta: il vero amante del caffè lo deve bere amaro? Io, per una pura questione di linea e perché la speranza di dimagrire mezzo etto è sempre l’ultima a morire, ogni tanto lo bevo amaro, ma in realtà lo preferisco con un po’ di zucchero. Ho provato anni fa a berlo amaro, sostenendo la teoria del “devo abituarmi a ciò che per me è un male affinché con l’abitudine io lo percepisca come un bene”. Bevendo e ribevendo, però, posso dire con certezza, e forse anche con fierezza, che io non mi abituo. Non sono una persona che per abitudine riesce a cambiare la propria percezione del mondo, nemmeno quella del gusto del caffè!

 

cappello verde

 

Dopo l’acume di Emil Cioran ci tenevo a concludere con una questione inerente al caffè stimolata da una donna che fosse all’altezza di questo pensatore. Tra i grandi dubbi sulla vita, sulla morte e sull’universo che attanagliano l’esistenza, vi è un dilemma sul caffè della Peppina. Ammetto di aver ascoltato l’intero testo della canzone dello Zecchino d’Oro solo recentemente, prima mi limitavo al ritornello “il caffè della Peppina non si beve alla mattina né col latte né col tè, ma perché, perché, perché?”. Perché? Chi lo sa! Non ricordando tutto il testo, pensavo fosse per una sorta di ‘purismo’, come se il caffè dovesse bersi nella sua essenza senza l’aggiunta di nulla. Invece, poi, sentendo tutte le parole ho scoperto che la famosa Peppina “fa il caffè con la cioccolata, poi ci mette la marmellata, mezzo chilo di cipolle, quattro o cinque caramelle, sette ali di farfalle”…perché? Per me resterà sempre un grande enigma.

Azzardo un’ipotesi…ognuno fa il caffè, così come il resto, a modo proprio. In fondo qualsiasi caffè nudo e crudo non è mai uguale a un altro. Il caffè è un concetto, un ideale che ci appaga al solo pensiero, il suo concretizzarsi è diverso da nord a sud, da regione a regione, da bar a bar, da casa a casa e persino nella stessa abitazione un caffè non viene mai come l’altro.
Poi, sì, ognuno lo beve abbinato con quello che più piace e gira il cucchiaino nel senso che vuole. Mi hanno fatto notare che la maggior parte delle persone gira il cucchiaino nello stesso verso, quello orario. E io? Beh come la Peppina faccio sempre a modo mio e voglio lasciarvi un bel dubbio.

Il caffè della Rossella non si gira in senso orario, né alle sette né alle tre, ma perché, perché, perché?

Un saluto da Rossella.

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